I promessi sposi alla prova secondo Testori

In scena fino al 6 marzo al Teatro India di Roma, la pièce scritta nel 1984 per la compagnia Franco Parenti, rivisitata da Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, che ne cura la regia. Meritevole apertura di sipario di Lombardi, che legge l’articolo 9 della Costituzione.

Lo spettacolo all'India

Lo spettacolo all’India

Chissà se è così che l’avrebbe recitata la Compagnia dei Gelosi, o se ci si immagina che l’avrebbe recitata così. Certo è che “I promessi sposi alla prova”, in scena al Teatro India di Roma per la regia di Federico Tiezzi con Sandro Lombardi alla guida, fa rivivere tutto il sapore del successo della compagnia di giro, onore e gloria della Commedia dell’Arte, tanto da accompagnare il passaggio alla Compagnia stabile. E non da meno sono i suoi attori, da Debora Zuin a Francesco Colella, da Marion d’Amburgo a Massimo Verdastro, da Caterina Simonelli a Alessandro Schiavo. Sulla scena elastici e ritmici con la maestria di un meccanismo oliatissimo, capaci di strappare un sorriso e passare oltre senza indugiare in gigionerie o ammiccamenti al pubblico. Cominciando proprio da Sandro Lombardi, che nelle vesti del capocomico usa la “parlata al pubblico” ancora così presente prima dell’invenzione della “quarta parete”, cara ai maestri riformatori del ‘900.

Scritta da Giovanni Testori, la commedia si sviluppa su due piani: quello delle prove, dove gli attori interpretano gli attori che interpretano il dramma, e quello del dramma, dove gli attori divengono man mano i personaggi. Segnali della trasformazione i costumi, che via via vengono indossati cominciando dai dettagli: la cuffia della perpetua, il mantello per don Abbondio, il volto coperto dei Bravi, un ricamo fra le mani Agnese; mentre pochi cambi di scena, come quello dal tavolo di lettura degli attori a quello del magro desco della casa di Lucia, accompagnano l’ingresso del dramma sulla scena. Dramma in senso classico, naturalmente, perché lo spirito manzoniano è notoriamente ironico, e altrettanto buffonesco è il tatonemment, questo procedere per tentativi ed errori quasi caricaturale degli attori nell’approccio al proprio personaggio.

Una dinamica dentro la quale irrompe come un’eccezione alla normalità Iaia Forte, da subito Gertrude, che affida quindi i passaggi non ai dettagli del costume, ma a quelli che distinguono il personaggio dall’attrice, così come quelli che li uniscono. Ed ecco che vediamo vivere in scena la tragedia della prima e i capricci della seconda, così come gli snobismi dell’una e dell’altra, forse derivati da cause diverse, ma certo ottima scusa dell’attrice per interpretare il personaggio. Un palpito di vita che cattura, e dà risalto agli altri. Il momento in cui Lombardi/L’Innominato, di fronte a Don Rodrigo che reclama Lucia perché “l’ama”, replica che è solo l’anelito del potere a muoverlo: va in scena il pensiero e stimola il nostro e quello di Lucia, quando prega nella disperazione L’Innominato perché la salvi, mentre cade quando il Lanzichenecco è preso dalla peste, che non riesce a interpretare neanche con le indicazioni del maestro.

E’ il teatro e il suo doppio, Artaud e la peste, quell’interpretazione della morte che è un urlo alla vita. Ed è così che scava il tarlo della constatazione che questa sia una meccanica ben oliata dalla maestria dell’arte, ma meno dagli umori provocati da un sentire autentico. Peccato, perché il mestiere c’è tutto. Iaia Forte come Isabella Andreini, la primadonna della compagnia dei Gelosi, potrebbe essere portata a spalla dalle folle in pianto, ed essere sepolta – prima volta nella storia per un’attrice – in terra consacrata restituendo così, a lei e a tutta la razza l’onore che merita, e a noi la certezza che il teatro, anche quando si rifà alla Commedia dell’Arte, anche mentre si ride, risponde alla domanda dell’uomo su di sé, e gli consente di specchiarcisi. In scena al Teatro India di Roma fino al 6 marzo.

Lo spettacolo, una produzione Teatro Metastasio – Stabile della Toscana/Teatro Stabile di Torino/Compagnia Sandro Lombardi, ha già viaggiato da nord a sud, dal Piccolo di Milano allo Stabile di Napoli, e dopo la tappa romana proseguirà la tournée toccando Prato, Trieste, Torino, Genova.

Dazebao.org, 3 marzo 2011

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