Il Teatro che ha cambiato il Teatro: il viaggio è cominciato

Una bellissima serata a conclusione del percorso nel “Teatro che ha cambiato il Teatro”: tante domande, commenti, riflessioni, per un confronto che il workshop che rilancia il viaggio trasformerà in quello che Medea, nel testo che ho scritto e portato in scena, chiede ai cittadini di Corinto, per tenere il filo di questi quattro incontri.

Peter Brook era già un regista affermato quando decise di “ricominciare da capo” a Parigi, con un gruppo di attori provenienti da tutto il mondo. La necessità di rimettersi in discussione e di affrontare la scena per ritrovare un rapporto reale fra attori e testo, attori e scena e attori e pubblico, è stata la molla. Con una stella polare come guida per il nuovo viaggio: se ciò che si determina in scena stimola domande, riflessioni, desiderio di ricerca anche nel pubblico, allora quello diventa il “Teatro necessario”.

Perché tutto ciò che si scopre nel percorso del lavoro non riguarda metodi, schemi o dogmi, ma solamente qualcosa di più di noi stessi. Qualcosa che induce a metterci in gioco di più, a cercare attraverso quei fili invisibili punti di contatto con l’altro che non sono altro che ulteriori elementi del nostro essere. Perché “Il teatro non ha categorie, ma si occupa della vita. E’ il solo punto di partenza, l’unico veramente fondamentale. Il Teatro è la vita”.

Senza una sala, senza un testo, si determina la necessità di creare attraverso il corpo per farsi capire, e attraverso una moltitudine di linguaggi possibili che normalmente non vengono esplorati. Scoprendo così che ciò che conta non è la forma, ma “ciò che anima la forma”: come l’uomo è l’essenziale per determinare la realtà.

Un altro modo di fare Teatro, rispetto a quelli affrontati nei precedenti appuntamenti? No. Altre realizzazioni sceniche, ma il filo rosso è lo stesso: rimettersi in gioco, sempre, con una domanda costante, lavorando duramente, dentro il solco della ricerca. Un percorso che non ha fine ma solo tappe, ma che contemporaneamente è un gioco.

Lo stesso che ho realizzato attraverso questi quattro incontri nei quali, attraverso le diverse forme, ho creato momenti diversi in relazione con quello che avremmo incontrato.

Dopo la performance e il doc

Nonostante la brevità e l’apparente frammentazione, le parole venute fuori nel LIVING, il primo appuntamento, con le parole dell’ODIN nel terzo, fanno i semi preziosi del terreno sul quale ritrovare il momento pubblico evocato in più punti da MEDEA nel secondo appuntamento, con GROTOWSKI. E nell’ultima serata, in altra forma, ma di nuovo con lei e attraverso di lei e con il teatro di BROOK, a dimostrazione delle infinite possibilità di realizzazione.

Ma anche perché è con Medea che riparte il percorso intrapreso, e con i semi che tutti gli spettatori che si sono lasciati coinvolgere hanno gettato con le loro parole, preziose per scavare in profondità nel mito, ritrovando gli elementi che ancora assillano la nostra realtà.

Un viaggio sorprendente per tutti, ci sorprenderà ancora.  Perciò non mancate, Medea vi aspetta per dilatare il tempo nello spazio della memoria.

Partenza: 13 maggio.

 

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