Ancora violenze, con numeri che sostanzialmente non accennano a diminuire: 2.333 violenze carnali nei soli primi sei mesi del 2017 (dati Istat). In questi ultimi giorni la recrudescenza, e solo quella riportata dai media, rimette al centro la questione.
In apparenza, perché dietro la rabbia pelosa per “la violenza sulle donne” salta agli occhi ciò che veramente fa notizia: la nazionalità degli aggressori.
Quel che davvero trascina, fa salire audience, lettori e follower, che davvero è pruriginosa e stuzzicante, è la competizione a “chi ce l’ha più lungo”. Tra chi violenta e chi racconta. Perché anche raccontare può diventare una violenza. E se raccontare che l’aggressore è “lo straniero” scatena i più bassi istinti, allora funziona.
Dunque dalli all’aggressore, con pagine e pagine che fanno da danza propiziatoria perché sia “straniero”, altrimenti il fatto non fa notizia e il castello di carte – appunto – crolla. E soprattutto che sia nero, perché nel diagramma dell’eccitazione il picco si raggiunge con lui e già diventa più blando se si scopre che è un europeo dell’est. Ma praticamente non serve a niente se è italiano.
Alla faccia dei fatti. Che ci dicono che in quel range 1.534 sono italiani e 904 stranieri. E fra gli stranieri, i primi sono i romeni, poi vengono gli ucraini, gli albanesi e ultimi i marocchini. E meno male che noi giornalisti abbiamo la formazione obbligatoria, per difendere la verità dei fatti.
Ma le regole servono per essere beffate, e quando si tratta di attrazione fatale non ce n’è per nessuno. E la violenza, evidentemente, è un’attrazione fatale, soprattutto per un mondo ipocrita e benpensante. E dopo le ultime violenze dello sgombero “degli stranieri” – rifugiati, residenti da 5 anni – a piazza Indipendenza, il tasso dell’ubriacatura va tenuto alto.
Perciò niente di meglio che inzuppare il pane in questi ultimi fatti, per tornare a parlare di nazionalità. Tanto che la donna sia un’eterna tentazione è un fatto in sé. Inutile parlarne. E che per questo sia sempre un po’ puttana e chi la violenta un ganzo – nel branco – o un poveraccio provocato (dalla sola esistenza in vita della donna, ovviamente) è un fatto. Inutile parlarne. Tanto più se è uno dei nostri. Lo spirito di corpo è sostanziale. E l’omertà la chiave, per difendere l’attrazione fatale della violenza.
Per darci una mano nella campagna: https://www.produzionidalbasso.com/project/parla-con-lei/
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