Corporeazione/2. Se la strada è la ricerca
La funzione del teatro e il corpo-in-scena, il mezzo e il messaggio, si potrebbe dire adoperando quei due poli della dialettica spalancata dagli anni 60 dell’anticonformismo e della rivolta. Ma più che mai attuali, e senza intellettualismi, anzi più che mai a contatto con la realtà, scarnificata così com’è ora.
E’ la frenesia che si prova invertendo la rotta, un crescendo che va di pari passo con la voglia di trovare compagnə con cui condividere quella vertigine di camminare controvento, la fatica, la forza l’erotismo che tutto questo provoca.
Tutto questo significa anche sapere che il tempo necessario è un controtempo rispetto al tempo battuto dalla routine del sistema: il tempo della ricerca non può sottostare ai tempi imposti. Ma neanche al tempo dell’orologio, inventato dall’uomo per scandire il tempo produttivo. Non lo può nei tempi dei bandi, nelle imposizioni dei temi, nella commemorazione delle ricorrenze, dei centenari o dei monumenti, e tantomeno nella strutturazione del lavoro dettata dalla burocrazia. E non lo può nelle stagioni, nei mesi, nei giorni della settimana consacrati al lavoro e alla festa, nelle ore della giornata, nel mattino nella sera e nella notte. Il tempo della concentrazione e della creazione batte diversamente.
Il tempo della ricerca è fatto di spazi, corpi, sperimentazione, elaborazione e nuova sperimentazione. Messa in scena delle tappe nel rapporto col pubblico, e ancora, può darsi, ritorno ad una nuova elaborazione e a una successiva sperimentazione. Per tornare di nuovo a confrontarsi col pubblico.

E’ un tempo che ha altre necessità, più che mai vitali, e che non può essere sottoposto alla gogna del ticchettio inesorabile del tempo economicisticamente inteso. Il suo tempo è scandito dal suo ritmo interno, è un tempo di cura. E’ un tempo femminista come la società che vogliamo.
Il tempo della ricerca è il tempo umano, artigiano. Ed è a questo che sto lavorando, con tutto il tempo necessario, nonostante la fame, o proprio perché ho fame. E la fame si sa, quando ti mangia dentro, paradossalmente, ti fa vedere chiaro, e ti impone azioni limpide e decise, senza alcun compromesso.
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